LA NAZARETH SCHOOL
DI KADUNA
NAZARETH SCHOOL A giant-beautiful building, To see children sitting in the spacious and neat Nazareth School dining room is a kind of magnificent lesson: Nazareth School welcomes races, colours, smiles and beliefs, like a continent-mansion of |
La Nazareth School Un gigantesco edificio aggraziato, con un solido corpo centrale La Nazareth School accoglie razze, colori, sorrisi, mentalità, |
Questa scuola è stata fondata da madre Semira Carrozzo, suora Oblata Di Nazareth (con il permesso e con l'apoggio, ovviamente, dei suoi diretti 'superiori' religiosi) ed è un vero miracolo della Divina Provvidenza, perché accoglie ottocento bambini e si fa luogo d'incontro-dialogo-amicizia e pace tra famiglie di varie religioni; accoglie nello stesso abbraccio bambini di tutte le provenienze e le relative famiglie mussulmane e cristiane che, nel Kaduna State si sono sgozzate, a fasi alterne, con odio fratricida, da sempre; insegna loro a preoccuparsi della crescita mentale, spirituale e fisica, a lavorare fianco a fianco, a rispettarsi e a guardarsi con attitudine fraterna.L'insegnamento vero e proprio è affidato a personale nigeriano esterno, com'è previsto dalla legge locale e com'è giusto per i bambini, che hanno diritto a modelli secolari cui guardare. Le operaie instancabili che sudano negli infiniti angoli organizzativi e di supporto di questa grande vigna del Signore sono, però, a vari livelli, postulanti, novizie e suore. Madre Semira le accoglie-'nutre' fisicamente/spiritualmente/ culturalmente-ama e 'manda' (come formiche operose e specializzate, disponibili, gioiose e sempre umili), ovvero come lampade sul moggio, 'olio' lubrificante per gl'ingranaggi 'pigri e arrugginiti', zefiri benefici e amichevoli. L'occhio vigile e materno di madre Semira e il suo abbraccio sempre pronto sono l'onnipresente bastone per ogni eventuale virgulto insicuro.
Come rondini coraggiose, le Oblate hanno lasciato i lidi patri
e hanno raggiunto altre terre, altri popoli, altre culture e altre genti, per farsi casa di Nazareth e Sacra Famiglia, crescere e far crescere nello spirito di accoglienza e nell'amore evangelico.
Ci sono figure di cui la Divina Provvidenza si è servita, nelle varie realtà, per rendere possibile l’impossible. Suor Semira Carrozzo non lo sapeva, quando partì per la Nigeria, ma la Divina Provvidenza l'aveva già scelta come suo volto per la realtà nigeriana.
Era giovane, allora, e pronta a seguire la chiamata di Dio, ovunque essa la portasse, ma non immaginava neanche lontanamente che l’avrebbe portata a Kaduna. Nulla e nessuno facevano supporre che una cosa straordinaria come la Nazareth School sarebbe sorta di lì a pochi anni …Suor Semira, nella nunziatura di Lagos, dove lavorava alacremente, fece un sogno, in cui i piani di Dio e della Santa Vergine erano delineati e in cui la mente semplice e ignara non seppe vedere che nebbia, finché il Nunzio apostolico la aggregò a un viaggio pastorale. Suor Semira attraversò la Nigeria dal Sud al Nord, durante quel viaggio, e imparò di quella nazione tutte le cose che non sapeva ancora e che le sarebbero state utili in futuro. Quel viaggio, a sua insaputa, la catapultò là dove la Divina Provvidenza la chiamava. Il campo incolto e abbandonato (in cui l’immagine bella della Santa Vergine campeggiava…), che le era apparso in sogno, si materializzò nella città di Kaduna, nel Kaduna State, ove meno se lo aspettava. Suor Semira cominciò a intuire, allora, il profilo dei disegni provvidenziali di Dio. La spedizione apostolica tornò a Lagos senza di lei. Il nunzio le concesse di restare a Kaduna, per dare consistenza reale al sogno inviatole dalla Santa Vergine. La moltiplicazione dei pani e dei pesci di un progetto allora impensabile cominciò da zero, nacque dal poco, lievitò nel molto e diede inizio all'avventura nigeriana di queste suore fragili come colombe e resistenti come sterne artiche irriducibili... La semplice e umile suor Semira, senza mai smettere di essere la serva del Signore e l'emblema della carità, fu donna manager e operaia delle messi di Dio; come nave rompighiaccio, spianò la via alla crescita della 'famiglia' Oblate di Nazareth in Nigeria; come serva del Signore si umiliò e tese la mano in tutte le direzioni. Affiancata da due consorelle, seguì i vari stadi della costruzione e ne rese possibile la realizzazione, intervenendo come un provetto ingegnere nel risolvere problemi, correggere errori piccoli, grandi e grandissimi, far scolpire il 'tempio' da dedicare a Dio nel modo più adatto a cantarne le lodi. In quella costruzione profuse sforzi senza fine e, infine, plasmò (senza risparmio di stenti anche fisici e di calli) ogni angolo interno ed esterno all'insegna della pulizia, dell'ordine, della grazia e della bellezza (che è scala dello spirito verso Dio).
I risultati furono un monumento incredibile ai miracoli operati dalla fede..., un vero inno alla realizzazione dei sogni impossibili... La gerarchia religiosa non me ne voglia e mi permetta di dire che la realizzazione di quest'opera è una musica magnifica suonata dal buon Dio su uno strumento-creatura umana che si chiama suor Semira, perché è quella straordinaria-semplice e inarrestabile donna che ha reso possibili cose impossibili. Ho visto opere (costruite con donazioni superbe) raggiungere risultati stentati e striminziti e ho visto donazioni stentate e striminzite lievitare in veri inni alla bellezza e alla magnificenza (nelle mani di suor Semira). Con notevoli mezzi, qualcuno ha costruito, nello stesso Stato, baracche (circondate da terra arsa e disperatamente brulla e polverosa), che ospitano centinaia e migliaia di giovani vite in formazione, e con mezzi poveri suor Semira ha costruito meraviglie (che, con il tempo, ha poi circondato con orti, aiuole e alberi in fiore).
Il progetto, che era nato come un timido sogno indistinto, esplose e s'ingigantì nell'abbraccio protettivo dello sguardo di suor Semira, che non fu paga finché non vide la statua della Vergine campeggiare al centro del tutto e sovrastare con la pace del suo fascino dolce il presente di quell'edificio imponente e il suo tempo da venire e da riempire di passi, di voci, di preghiere e di girotondi di bambini... Il giardino, allora inesistente, trovò gestazioni-amore nella mente di quella suora speciale e si avviò a divenire un paradiso di fiori, di frutti e di famboyant rosso fuoco.
La Divina Provvidenza non ha mai smesso di soffiare nel cuore di madre Semira (che ora è la superiora delle Oblate di Kaduna) e delle sue consorelle e sulla loro casa di Nazareth… Dal campo delle sterpaglie sono nate meraviglie… La grande Nazareth School si è riempita di centinaia e centinaia di bambini (le "messi del Signore") e di suore (le operaie indomite inarrestabili)... Il sogno di madre Semira è divenuto un alveare meraviglioso, un inno a molte voci (che oblia le etnie e le religioni e che si fa crogiuolo di cultura-culture, di tolleranza, di amicizia e di amore) …
Madre Semira si prende cura dei suoi bambini e, costi quel che costi, li nutre in modo regolare e bilanciato. Ciò salva la vita anche ai bambini che hanno una famiglia che li segue a casa. Il bambino che si volta, portandosi il cucchiaio alla bocca, nella foto sopra a sx, stava bene nella scuola di madre Semira. Il padre, però, dovette ritirarlo, per portarlo con sé nella città di Abuja, ove si era trasferito; lì gli somministrò un'alimentazione fatta di solo gnam, il tubero simile a una radice che è un'enorme patata. Mangiato insieme al companatico, lo gnam fa da pane ed è buono, ma, se diventa la sola base dell'alimentazione, danneggia, con il glicogeno, il fegato, che comincia a incamerare liquido nel peritoneo. La pancia dei bambini si gonfia, allora, nel modo caratteristico che in Italia definiamo 'pancia biafrana'. Gli stadi successivi vanno dal gonfiore alle gambe, alla stupidità, alla comparsa di esantema e di piaghe, alla morte. Quel bambino si chiamava Jerry e ora non c'è più: è morto di ascite (così si chiama la malattia volgarmente conosciuta come 'pancia biafrana'). Benedetta sia madre Semira, perciò, per la scuola che ha costruito, per ciò che essa rappresenta e per la distribuzione quotidiana dei 'pani e dei pesci' che vi viene celebrata. Benedetta sia suor Concepita De Padova, la sola suora italiana presente nella Nazareth School, che ogni giorno sfida la calura africana sotto una tettoia e che, in un pentolone grandissimo, prepara le leccornie che i bambini divorano grati e felici. Quello di suor Concepita è, forse, il viso più amato dai bambini che, quando la incontrano, la guardano con occhi speranzosi e accattivanti. Lei, spesso, si diverte, scherzando e dicendo al bambino di turno: Today no food for you! (oggi niente cibo per te) o, peggio: Today no zobo e no dough nut... (oggi niente carcadé e niente bombolone- la merenda che viene servita ai bambini di mercoledì, mi pare, e che è, in assoluto, la leccornia da essi più amata). Il sorriso sparisce dal volto dei bambini, che si rabbuiano e che la guardano, spalancando occhi e bocca, è più di quanto si possa sopportare e suor Concepita li rassicura prontamente, con carezze e con un largo sorriso. Benedette siano tutte le Oblate di Nazareth e tutti i Missionari, che salvano la vita ai bambini. |
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L'opera di madre Semira è un trionfo della Divina Provvidenza. Tutte le suore amano i bambini. Madre Semira li conosce uno per uno e li ama come se fossero suoi; quando qualcosa accade ai 'suoi' bambini, soffre come una vera madre. Un bambino, qualche anno fa, d'improvviso non si resse più sulle gambe e morì in men che non si dica 'di reumatismi' (così dissero i medici). Madre Semira seguì il corteo funebre nel bush, tra la sterpaglia incolta che funge da cimitero, con il cuore pesante e con le lacrime agli occhi; al momento della sepoltura, sentì il distacco in modo così tremendo che ebbe bisogno di lasciare qualcosa di suo con il corpo del povero bimbo. Si tolse tutti i simboli sacri benedetti (che le pendevano dalla cintura e che sono l'eredità protettiva di ogni suora) e li gettò sulla piccola bara. La cosa può sembrare normale a chi non sa che, a volte, per mettere insieme quelle 'reliquie', una suora impiega l'intera esistenza. Quel gesto commovente parla del dolore di una madre che, non potendo abbracciare neppure per l'ultima volta la creatura amata, sente l'impulso di proteggere ciò che di lui resterà nella terra buia. Non gesti di disperazione o pianto inconsulto ha mostrato la religiosa, ma non ha potuto frenare l'amore pietoso che le stringeva il cuore e che si ribellava all'idea di quella piccola vita stroncata tanto prematuramente. Parlandone con me, espresse il disagio profondo e la sensazione di impotenza che l'avviluppava di fronte a quella 'tomba' precaria, fatta soltanto di terra smossa (che avrebbe potuto essere violata da iene e sciacalli). La fede e l'amore per Dio, l'onnipotente sposo ultraterreno, non eliminano l'umanità sofferente del corpo terreno di una suora e madre Semira (come tutte le sue Oblate e come tanti altri) ne paga lo scotto 'sulla propria pelle', come suol dirsi comunemente.
INDIRIZZO: MADRE SEMIRA NAZARETH SCHOOL No. 2 Egypt road, Barnawa, KADUNA-South, Kaduna State, NIGERIA, P.O. BOX 2107 /Tel. 00234.62.232000 (le linee telefoniche nigeriane sono isolate e irraggiungibili e lo saranno fino a quando le pendenze satellitari della nazione non verranno risolte). Madre Semira è raggiungibile soltanto attraverso il cellulare: 00234.803.5902432-che le ho regalato io- Il cc postale n. 19332709 è intestato a Istituto Religioso Oblate di Nazareth- Alberobello- -La suora incaricata è suor Isabella. Il suo telefono è: 0804.321287- Per destinare a madre Semira le donazioni, è sufficiente specificare , nel modulo di C/C: PER MADRE SEMIRA. Madre Semira torna in Italia a fasi alterne, per prelevare le donazioni a distanza e usarle per fornire libri, vestiario, istruzione e cibo a bambini che non hanno famiglie alle spalle, come la piccola Sarah
(che ho adottato io, perché madre Semira possa fornirle libri, vestiario, maestri, aule e cibo). Madre Semira scrive, con i suoi bambini, dalla Nigeria, agli autori di donazioni grandi, piccole o piccolissime. Non sempre la posta arriva dall'Africa, ma le Oblate in Italia provvedono a inviare un piccolo bollettino informativo, di tanto in tanto, ai benefattori delle loro missioni. |